Il maestro Alexander Raskatov aveva un desiderio. Poter incontrare e conoscere uno dei suoi massimi ispiratori: Umberto Eco. E noi li abbiamo fatti incontrare, lo scorso aprile (2013), nella nostra sede. Una mattina speciale. Quello che potete leggere di seguito è un estratto dall'ncontro.
RaskatovPenso che a Milano, oltre alla lingua italiana, si parli molto il russo.
EcoSono abituato, ho una casa in campagna nelle Marche, sulla costiera adriatica, e fino a 20 anni fa sugli alberghi c’erano tutte le scritte in tedesco. Ora dappertutto le scritte sono anche in russo.
RaskatovI russi sono vivi ovunque, tranne che in Russia.
È triste, ma vero. I russi nel profondo non credono nel futuro del loro paese. È un paese enorme. Non c’è comunicazione, ci sono solamente tanti tesori nascosti. Per me è veramente triste non restare nel mio paese. Ma a un certo punto fisicamente e psicologicamente è stato troppo difficile restare nella mia patria. Con Gorbačëv abbiamo avuto una vera speranza, ma ora non esiste più la Russia che conoscevo. Si sta trasformando e sta diventando come il Klondike, o Las Vegas.
EcoHo osservato quanto è accaduto al fratello di una mia traduttrice. All’improvviso ha avuto l’idea di investire in un’impresa ed è diventato milionario.
RaskatovNon è naturale. La gente non comprende più il valore dei soldi. Accanto a questi nuovi ricchi ci sono persone che vivono modestamente, in povertà.
Negli anni ’70 c’erano grandi pianisti, violinisti, compositori.
EcoDove abita a Parigi?
RaskatovRue Saint Martin, vicino al Beaubourg.
Caro Umberto, purtroppo in Francia faccio fatica a trovare i Suoi libri. Ho trovato per caso
il Cimitero di Praga. Penso che sia un cammino molto stretto e insidioso. Penso che da un lato ci sia una letteratura o una musica per un’élite di poche persone, e che dall’altro lato che ci siano anche letteratura e musica popolare. È difficile scrivere cose profonde, e essere compresi da tante persone.
EcoNella critica americana questo concetto è chiamato double code.
RaskatovI Suo libri sanno unire livelli diversi, uno profondo con un altro ancora più profondo. Ogni volta che li rileggo scopro nuove cose.
EcoAnch’io vorrei ascoltare la Sua musica!
Anna CrespiPosso chiedere una cosa? Mi piacerebbe fare un’intervista a Eco…
EcoNo! Abbia pietà. Non ce la faccio più, sto partendo per Istanbul dove mi devono fare 18 interviste.
Anna CrespiUn’intervista velocissima, per capire la sua anima.
EcoDevo lasciarvi alle ore 13.00. Ho visto l’
intervista che ha fatto a Raskatov ed è fatta molto bene. Mi mandi le domande via mail, così appena ho tempo le guardo e le rispondo.
Ma stia attenta, non vorrei che le Sue domande fossero come tutte quelle che mi fanno nelle interviste: assurde. Comunque, io sono un maestro nel dare risposte assurde.
Anna CrespiIo di solito non preparo le interviste. Faccio una domanda e poi dalla risposta nasce la suggestione per un’altra domanda.
Anna CrespiCosa pensa della primavera?
EcoChe non c’è più!
Anna CrespiE delle stagioni?
EcoNon ci sono più. Ma ho bellissimi ricordi di infanzia.
Anna CrespiQuindi mancano i cambiamenti dei colori dei fiori?
EcoNon so dove andare a rubare i fiori di pesco, come quando ero bambino, in campagna.
Anna CrespiL’ulivo c’è ancora?
EcoNon lo so.
Anzi sì! Ne hanno piantato uno nella mia casa per la nascita del mio secondo nipotino e pare che stia crescendo bene.
Anna CrespiLei abita a Milano o a Bologna?
EcoA Bologna insegnavo all’università, ma ora sono in pensione. Non abito più lì.
Anna CrespiÈ bello essere in pensione?
EcoSi lavora due volte di più!
Cerco di stare di più in collina, nella mia casa in campagna, nelle Marche.
Anna CrespiLe piace stare nella natura?
EcoSì, anche se mia moglie dice che non la guardo, mentre lei coltiva piante e cura i fiori.
Anna CrespiCi sono violette, margherite?
EcoTutto. Da piccolo in giardino avevo le zinnie e mia moglie le ha piantate per me anche adesso.
Però mia moglie dice che non guardo la natura.
Anna CrespiE chi ha ragione?
EcoQuando bruciavamo dei falò, in campagna, c’erano intorno tutte le scintille. Io non le guardavo. Quando poi ho descritto l’incendio del Nome della rosa, ho descritto le scintille; mia moglie mi ha detto: “Allora le guardavi le scintille” e io le ho risposto: “No, ma so come le guardava un monaco medievale”.
Anna CrespiSua moglie ha ragione, lei non guarda neanche la natura. La pensa e la sente, ma non la guarda. Ha dovuto pensare, prima di ricordarsi che nel suo giardino c’è l’ulivo.
RaskatovIl nome della rosa è un libro molto importante per me. Anch’io quando stavo scrivendo l’opera, tratta da un racconto di Bulgakov, riflettevo sulla scomparsa della cultura. Penso che tutta la storia del libro, e quel che resta nel suo finale, siano il simbolo di quello che stiamo vivendo: il pericolo della scomparsa della cultura. Non penso che possa scomparire davvero del tutto, ma è in pericolo, anche perché viviamo troppo velocemente.
EcoMa se lei fosse vissuto all’epoca del
Nome della rosa, sarebbe già morto! Si moriva, tranne qualche privilegio, a 40 anni. Non sarebbe servito vivere più lentamente.
RaskatovMi ricordo che il direttore dell’Opera di Amsterdam, mi aveva detto: “È un peccato non vivere all’epoca di Verdi”. Perché subito si avevano contratti di differenti opere, come ad esempio in Olanda e contemporaneamente in Germania; la burocrazia funzionava meglio di ora ed era più semplice scrivere. Ora si può scrivere solo un’opera alla volta. C’è qualcosa che non va nell’amministrazione rispetto alla possibilità creativa.
EcoE poi all’epoca di Verdi viaggiando in carrozza da una città all’altra si aveva tempo di pensare!
Io sono riuscito a restare in solitudine per alcuni periodi della mia vita. È semplice, basta evitare gli altri.
RaskatovC’è sempre questa possibilità. D’altra parte c’è troppa informazione, siamo schiavi dell’informazione. La creatività non è più libera.
EcoHo sempre detto che non c’era differenza tra il “New York Times” della domenica e la “Pravda”. La “Pravda” non diceva la verità; il “New York Times” della domenica ormai ha 360 pagine, non è possibile leggerle tutte ed è come se non dicesse niente!
RaskatovFin da quando ho letto Il nome della rosa, il mio sogno è stato di scrivere un’opera medievale italiana. Trovo i suoi libri molto visibili. Mi piacerebbe scrivere qualcosa aperta al grande pubblico, ma dedicata a lei. Non vorrei dirlo, è la prima volta che la incontro, ma penso che lo farò. Sono contento di mettere in scena
Cuore di Cane alla Scala, così ho potuto conoscerla.
Anna CrespiHo visto
Cuore di Cane e penso che il primo atto sia completamente diverso dal secondo.
RaskatovHo pensato che il secondo dovesse uccidere il primo atto. L’opera non doveva essere statica. È il soggetto stesso a suggerire questa decisione. All’inizio è come se fosse un’opera buffa, ma poi si trasforma in tragedia.
Per questo motivo il secondo atto è completamente differente. Non volevo essere originale con questa decisione: esisteva già nel soggetto stesso di Bulgakov.
Anna CrespiUn’altra domanda. Facendo le mie interviste scopro che le grandi personalità decidono la loro storia dai cinque ai dodici anni a causa di una rivelazione. Lei, Umberto, quando ha avuto la sua rivelazione?
EcoDirei a tredici anni.
Anna CrespiTutti in quell’arco di tempo! Lei, Alexander, a quanti anni ha capito qual era il suo percorso?
RaskatovQuando avevo quattro anni non potevo ascoltare musica senza avere un’emozione. All’epoca, quando la nostra radio sovietica trasmetteva tanta musica classica, Bach, Händel... ho iniziato a suonare il piano. La prima esperienza di compositore è stata a sedici anni, dopo aver letto il libro di Thomas Mann,
Doctor Faustus.
Anna CrespiUmberto, quando ha compreso il suo percorso?
EcoAscoltando Chopin.
Anna CrespiFantastico! Lo scrittore scopre la letteratura attraverso la musica, e il musicista attraverso la letteratura…
EcoSono convinto che nel
Nome della rosa, il rapporto tra Adso che, anziano, racconta la storia di Guglielmo da Baskerville, sia uguale al rapporto tra Serenus Zeitblom e Adrian Leverkühn nel
Doctor Faustus.
RaskatovHo letto in un articolo che la sua prima esperienza di scrittore è avvenuta quando aveva già raggiunto una certa maturità: prima lei era professore di semiotica. Quanti anni aveva quando ha scritto il suo primo romanzo?
EcoQuarantotto anni. Bisogna prendersi il proprio tempo. Sì, fino a quarantotto anni ho scritto libri teorici.
RaskatovQuesto processo, questo cambiamento, è venuto spontaneamente?
EcoA quell’età si abbandona la famiglia, si scappa con una ballerina... io ho scritto un romanzo.
Ho insegnato all’università e i miei libri di filologia e di semiotica erano stati tradotti in più lingue; allora mi sono chiesto cos’altro potevo fare.
RaskatovIo ho scritto la mia prima opera a trentotto anni, a Mosca. Ho scritto
Cuore di Cane, per Amsterdam, a cinquantacinque anni, cinque anni fa.
Ora bisogna scrivere qualcosa entro i diciassette anni, come fanno in Cina o Giappone, fare concerti a 15 anni; c’è accelerazione, forte velocità tecnologica: e cosa succede dopo? Ripeto: è tutto troppo veloce, non esiste più l’esperienza.
Ho molto sofferto quando ho lasciato Mosca, non ho ancora trovato la mia terra. Come dice Dostoevskij, bisogna soffrire. Non dovrei dirlo troppo presto, ma approfitto della fortuna di parlare con lei, mi piacerebbe usare un suo soggetto, lo ripeto, per un’opera.
Anna CrespiPerchè ha scelto di incontrare proprio Umberto Eco?
RaskatovÈ lo scrittore più importante per me. Mi spiace dirlo davanti a lei, Umberto.
La forma e le questioni che Lei sceglie per i suoi libri, si avvicinano al mio cuore.
EcoÈ sempre un piacere trovare lettori che apprezzano e comprendono.
RaskatovPenso di comprendere tutti i livelli del suo pensiero se leggo i suoi libri più volte. Niente è impossibile, come nella sua storia
L’isola del giorno prima.
RaskatovQual è il suo compositore preferito?
EcoPresente o passato?
RaskatovPresente e anche passato.
EcoDel passato amo molto Chopin. Poi mi piace molto il jazz, la mia gioventù è stata piena di jazz. Ero rimasto molto affascinato dalla
Rapsodia in Blue